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Vieni In Maremma “A Cantar la Befana”

Vieni in Maremma “A cantar la Befana”
In Maremma nella notte fra il 5 ed il 6 gennaio è tradizione  “Andar a cantar la Befana” .
La festa della Befana coincideva con il periodo della lavorazione del maiale, quindi  in molte case c’era  carne sufficiente da offrire ai questuanti.
La “Befanata”  nacque estranea alla festa liturgica dell’Epifania, era una specie di questua itinerante che permetteva, a chi aveva più bisogno, di ricevere offerte senza perdere dignità  ricevendo omaggi solo dopo aver cantato e portato allegria nelle case.
Tempo indietro, a cantar la Befana in Maremma andavano le persone più povere.
Una volta,  la sera del 5 gennaio gruppi di uomini travestiti da Befana, da Befano e da Gobbo si spostavano a piedi  andando di casale in casale a festa con le famiglie che attendevano.
Gli attori con i loro travestitmenti buffi entravano nelle case cantando, ballando, ricchi di promesse da elargire.

 

La Befana era sempre vecchia e poveretta, pur di avere qualcosa in cambio prometteva a tutti l’inpernacchia, distribuiva fidanzati e fidanzate a chi era solo, regalava confetti, trovava nuovi mariti alle vedove, ma…
attenzione minacciava tutti con il suo bastone se le offerte che aspettava, non arrivavano
 
I personaggi tipici della festa erano oltre la Befana, il Befano, la figlia della Befana da maritare ed  il  “Gobbo” che voleva sedurla. 
Lo spettacolo nelle case e nelle strade nasce attraverso l’improvvisazione, la capacità gestuale e teatrante dei soggetti.
Anche oggi aiuta molto la creatività e la fantasia degli attori la musica  e le canzoni dei suonatori intorno, e il vino offerto in quantità certo non è da meno.  
 
 
Anche se “Il cantar la befana”  ha perso nel tempo la caratteristica di essere un “sostegno” per i più bisognosi, la sera del 5 gennaio nelle Città del Tufo della Maremma la tradizione continua e la Befanata,  è una festa sentita, partecipata. Per chi ama la Maremma e sue tradizioni popolari è un “chicca”  da non perdere .
 
                                              
“Voi di casa buonasera,
che domani è Epifania 
e nel nome di Maria 
vi venimo a salutà 
Poche cose noi volemo
perchè troppo a noi c’impiccia
Quarant’ova e ‘na salsiccia
e quattrini a volontà
Ma se voi niente ci date
noi di qui, partiam piangendo
per le strade discorrendo:
brutta gente a “sto paese”.
Ma se voi invece ci date,
noi di qui partiam cantando
                                                       bella gente a “sto paese”.                                                                                                                                                                        



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