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Poesia sull’acquacotta in dialetto, antica ricetta della Maremma Toscana

Ho trovato questa poesia per caso, pubblicata su un libro pieno di polvere e dimenticato su uno scaffale. 
L’ho aperto subito con curiosità vorace e 
ho trovato ricette popolari della cucina toscana, ma anche poesie e storie… 
E’ così bello e divertente,  non posso non condividere e raccontarlo a chi legge il mio blog  e a tutte le persone che, come me è accaduto a  me,  sono innamorate della Maremma Toscana.  

La  Poesia dell’ Acquacotta in dialetto..  
da ” Cucina in versi e prosa di Morbello Vergari” 



Appena l’omo fu venuto al mondo,
pe’ dimostrallo al mondo ‘l su’ talento,
come prima ‘nvenzione quando la fame segnò mezzogiorno
si messe giù pe’ sverginassi ‘l naso ad annusalli i frutti de la terra,
poi si messe a mangià quelli più boni e così nacque la gastonomia.

Prese tanta passione a mangià bene che diventò un artista cucignere.
A un certo punto de la su’ carriera quando san Bisognino Poveretti (la miseria)
lo costrinse a mangià robba da poco ti ‘nventa ‘na minestra saporita
che manda l’odore da lontano fatta di gnente e la chiamò acquacotta.

-Ma se fatta di gnente-chiederete- era un piatto di gnente senza piatto?
Be, dico, proprio gnente è un pochino, ma co’ un pezzo di pane casereccio,
un ovo,  ‘na cipolla, un pomodoro e un goccio d’olio de’ nostri uliveti
ti viene fòri  l’acquacotta nostra
modesta si ma piena di buon gusto come ‘na bella donna maremmana,
diventa talmente popolare che a fargli un monumento coi cucchiai
che l’hanno trapanata
verrebbe alto come ‘l Monte Amiata.

Da : Maremma a Tavola di Morbello Vergari e Corrado Barontini  Edizioni Tellini G.Eredi (1984)

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