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Crêpe e Migliaccia scopri la parentela con Mariuccia

Avete mai assaggiato la crêpe?

Spesso la troviamo nei chioschetti o nei bar venduta come cibo da strada o come si usa dire oggi: Street food.

Secondo voi è nata prima la crêpe o la migliaccia?

Il nome di crespella sembra derivi dal latino crispus (arricciato) usato per indicare frittatine leggerissime, sottili, e soprattutto “crespe”, perché cuocendo si aggrinziscono.

Ci risulta che l’invenzione di queste “frittatine” risalga ad un tempo molto lontano addirittura al 472, quando, Papa Gelasio le fece offrire a un gruppo di pellegrini francesi venuti a Roma per la festa della Candelora il 2 febbraio.

Come succede spesso per le ricette, i pellegrini francesi, ritornando nella loro terra, importarono la ricetta e la adattarono
sostituendo alcuni ingredienti.
Anche a voi è successo di assaggiare una pietanza in un ristorante o in un paese e, poi, al
vostro rientro avete provato a cucinarla a casa? A me spessissimo!

Qui a Pitigliano, come in tanti paesi della Maremma Toscana, è tradizione cucinarle il 3 febbraio, giorno
di San Biagio tanto da esserci un detto popolare che recita così:  “Per San Biagio Migliaccio!” 

E’ un piatto legato alla tradizione familiare, difficile trovarlo nei ristoranti anche se, la Migliaccia di Pitigliano, è inserita  nell’elenco dei PAT, Prodotti Alimentari Tradizionali  (sito Ministero delle Politiche Agricole).

Ma, bando alle ciance, quella che vi presento oggi è la ricetta di Mariuccia, bisnonna di mio
marito, tramandata a voce, da donna a donna, raccontata, bisbigliata, sussurrata.
Mariuccia, classe 1885, cucinava i migliacci e li faceva boni speciali con la padella di ferro “arruvìta” 1 sul piano in ghisa della cucina economica. Zeppiva di scopucce e fuccélli  2 la parte alta del focolare, toglieva gli anelli concentrici dal piano cottura in modo da ottenere un fuoco abbastanza vivace a contatto con la padella e “’n du balletti ne faceva ‘n montino” 3… ora io la
cucina economica non ce l’ho, ma utilizzo ancora la sua ricetta e ve la passo!

Ingredienti : 

1 litro e mezzo di acqua tiepida
4 uova intere
400 grammi circa di farina 00 setacciata
2 cucchiai di olio extravergine d’oliva
un pizzico di sale
un pizzico di cannella (facoltativo)
olio evo per ungere la padella (Mariuccia usava il lardo)

Procedimento:
La migliaccia ha un colore giallo pallido, una sfoglia molto sottile e un diametro di 20 cm.

In una ciotola sbattete le uova con una forchetta, aggiungete un pizzico di sale, l’olio e la
farina setacciata, e man mano l’acqua tiepida; infine, se vi piace, aggiungete un pizzico di
cannella.
Otterrete una pastella liquida, ma non troppo, copritela con un canovaccio e fatela riposare a
temperatura ambiente per circa un paio di ore, oppure in frigorifero per un’ora.


Trascorso il tempo di riposo, mettete una padella antiaderente sul fornello, ungetela
leggermente con olio d’oliva, prelevate il composto con un ramaiolo 4 e versatelo nella padella,
roteatela affinché si distribuisca su tutta la superficie.

Non appena i bordi della migliaccia cominciano a staccarsi dalle pareti e compaiono le bolle, giratela e fatela cuocere dall’altro
lato. Serviranno pochi minuti!


Non appena è cotta, mettetela su un piatto piano, e procedete fino all’esaurimento della
pastella. Appoggiate le Migliacce una sull’altra formando una pila, questo consentirà loro di
rimanere umide e di non asciugarsi troppo. Potrete usare questa ricetta per preparazioni sia dolci sia salate.
A casa mia le cospargiamo di zucchero semolato, o con del pecorino toscano grattugiato, le
chiudiamo a pacchetto e via!
Ah, dimenticavo… qualche volta ci spalmiamo anche la crema alle nocciole.

1 arroventata
2 la riempiva di ramoscelli secchi
3 in pochi minuti ne faceva una montagna
4 mestolo

Il post e la ricetta sono opera di Sabrina D’Angelo, che ha deciso, facendomi contenta, di collaborare con il blog.